Vi erano diverse specializzazioni (familiae) di gladiatori, che si distinguevano dal costume, dalle armi impiegate e dalla diversa armatura. Le principali tipologie di gladiatori erano:
THRAEX (Trace)
Il “Thraex” apparteneva alla categoria dei gladiatori “Parmularii”. Si proteggeva con un piccolo scudo rettangolare o circolare (parma) e per l’attacco impugnava una corta spada curva chiamata “Sica”. Le protezioni per il corpo erano composte da due schinieri che arrivavano fino al ginocchio (cnemides) e da cosciali fatti da strisce di cuoio o metallo, sovrapposte che proteggevano la parte superiore della gamba fino all’inguine.
Stele funeraria con rilievo di un Trace. Si nota molto bene la curvatura della sica.
Statuetta di un Trace del II sec. d.C. – Stoccarda.
Quest’ultima parte del corpo poteva anche essere protetta solamente da imbottiture, in questo caso si utilizzavano anche degli schinieri che sopra il ginocchio avevano un’ulteriore placca metallica.
Ben protetto era anche il braccio armato: tale protezione (manica) poteva essere di metallo, di cuoio, o semplicemente si utilizzava solo l’imbottitura. Il parabraccio aveva, tra l’altro varie lunghezze: poteva proteggere solo la parte anteriore o poteva arrivare sino alla spalla e oltre. Per la testa, il gladiatore trace, indossava un elmo (galea) dall’ampia visiera e che proteggeva anche il volto. L’elmo era inoltre sormontato da un lophos metallico che terminava sul davanti con una protome a testa di grifone, animale mitologico dal corpo di leone e dalla testa di uccello rapace a cui il traex si ispirava quando combatteva nell’arena; quindi il gladiatore eseguiva, probabilmente, movimenti veloci, scattanti, accompagnati anche da salti che dovevano apparire molto spettacolari e avvincenti.
Mosaico raffigurante un trace vittorioso su mirmillone dove si nota molto bene la sica a due segmenti. Verona.
Mosaico con combattimento fra un Trace (sx) e un Mirmillone (dx). Il Traex sembra voler eludere l’attacco dell’avversario (nota i piedi girati nella direzione opposta). Tripoli.
Rilievo di un Trace. Da notare il parabraccio “corto” e le protezioni a “fasce” sulle cosce. Chieti.
MIRMILLO (Mirmillone)
Statuetta di un Mirmillone del II sec. d.C. Stoccarda.
Il “Mirmillo” apparteneva alla categoria dei gladiatori “Scutati”. Si proteggeva con un grande scudo rettangolare (scutum) che copriva completamente il corpo dalla spalla fin sotto il ginocchio. Per l’attacco impugnava la corta spada romana (gladium). Le protezioni per il corpo erano limitate ad un solo schiniere nella gamba sinistra ma a differenza del trace questo, solitamente, proteggeva soltanto la tibia ed era quindi di dimensioni più piccole (ocrea); anche in questo caso la gamba poteva essere protetta solamente da imbottiture, comunque presenti anche nel primo caso. Sempre protetto era anche il braccio armato: tale protezione (manica), come per tutti gli altri gladiatori, poteva essere di metallo, di cuoio, o semplicemente si utilizzava solo l’imbottitura. Anche in questo caso il parabraccio aveva varie lunghezze. Per la testa, il mirmillone, indossava un elmo (galea) dall’ampia visiera e che proteggeva anche il volto.
L’elmo era inoltre sormontato, almeno in origine, da un lophos metallico a forma di pesce, myrmoros (in greco) o murma (pesce di mare), animale che sembra dare il nome a questa categoria che infatti, probabilmente, combatteva ispirandosi a tali animali: il grande scudo poteva fungere da scoglio, grazie al quale ci si poteva sia rifugiare, per evitare gli attacchi nemici, ma anche uscire con rapidi attacchi per poi ripararsi nuovamente dietro di esso.
Di fatto i mirmillones erano anche contrapposti ai reziari, “i pescatori dell’arena”, almeno fino alla comparsa dei Secutores. Spesso nella gamba destra, ossia quella priva di ogni protezione questi gladiatori portavano delle fasciature alla caviglia e/o sotto il ginocchio; queste ultime potevano anche avere delle frange a “denti di lupo” che rendevano più “scenografico” il gladiatore.
Mosaico raffigurante un Mirmillone che porta un attacco. Si noti la fasciatura alla caviglia destra e al ginocchio. Tripoli.
Rilievo di un combattimento fra un Mirmillone (sx) e un Trace (dx). Il Murmillo, riuscito a privare l’avversario dello scudo, che ora giace a terra, sembra che stia per tirare un’imbroccata. Chieti.
Rilievo di un Mirmillone. Chieti.
RETIARIUS (Reziario)
Il “Retiarius” apparteneva alla categoria dei gladiatori considerati “leggeri” e di cui sicuramente ne era l’esempio più rappresentativo visto la quasi totale mancanza di protezioni per il corpo. Tale gladiatore infatti non portava nessun tipo di elmo né alcun tipo di protezione per le gambe. Le uniche cose utilizzate per la difesa erano un parabraccio (manica) e una placca metallica (galerus) atti a difendere la parte sinistra del corpo compresa la spalla e la faccia. Tale armamento permetteva però al reziario di essere agile, estremamente libero nei movimenti e di godere tra l’altro di una visuale che gli altri gladiatori, dotati di elmo, non avevano.
Come arma offensiva primaria portava un tridente (tridens o fuscina) ma aveva anche un piccolo pugnale (pugio) che portava inserito nella cintura (balteus) o che teneva nella mano sinistra.
Completava l’armamento una rete (iaculum, di circa tre metri di diametro e con dei pesi all’estremità, con cui il reziario cercava di intrappolare l’avversario complicandogli i movimenti. Molto spesso i reziari vengono rappresentati con delle fasciature (fascia) alle caviglie o anche sotto le ginocchia, in questa zona erano presenti in alternativa delle frange a “denti di lupo” che abbellivano il gladiatore.
Mosaico di un reziario dove si vedono chiaramente il tridente, il parabraccio (manica) con il galerus e le fasciature alle caviglie.
Rilievo di combattimento tra Reziario (sx) e Secutor (dx), il Retiarius sembra essere riuscito a colpire le parti basse dell’avversario probabilmente eseguendo in principio una finta in alto per far alzare lo scudo del Secutor. Izmir.
Le stesse decorazioni venivano portate anche dai murmillones e dai secutores nella gamba destra (non armata).
Rilievo raffigurante un Reziario, dove si notano molto bene la manica, il galerus e le fascie sulle caviglie e le ginocchia.
Mosaico con combattimento tra Reziario (sx) e Secutor (dx). Il Retiarius è riuscito ad atterrare l’avversario e impugnato il pugio aspetta la decisione dell’Editor. Si vedono le fasciature con le frange a “denti di lupo” sotto le ginocchia. Roma.
Mosaico con combattimento tra Reziario (sx) e Secutor (dx). Il Retiarius sembra eseguire la medesima tecnica vista nel rilievo di sopra, segno che doveva essere uno dei colpi più comuni.
SECUTOR
Il “secutor” apparteneva alla categoria dei gladiatori “Scutati” così come i murmillones da cui probabilmente deriva visto che l’armamento utilizzato è pressoché identico. Come l’altro gladiatore infatti anche il secutor si proteggeva con lo scutum e utilizzava per l’attacco il gladius, portava elmo (galea), manica, e l’ocrea alla gamba sinistra.
A differenza del mirmillone però questo gladiatore combatteva solamente contro il reziario e perciò alcune parti del suo armamento difensivo furono “specializzate” per tale scontro così da rendere più difficoltosa la lotta all’avversario.
La prima e più importante di queste differenze stava nel tipo di elmo indossato: questo era completamente liscio e con forme tondeggianti. La soluzione adottata impediva così alla rete (iaculum) di trovare appigli e quindi era più facile che scivolasse via soprattutto se il reziario, una volta lanciata, la strattonava per cercare di far perdere l’equilibrio al secutor.
Rilievo di una stele funeraria con secutor provvisto di una gorgiera a difesa del collo. Istambul.
Mosaico dove si nota “l’elmo liscio a guscio d’uovo” e le altre protezioni. Verona.
Altro accorgimento utilizzato era quello di imbracciare uno scudo con forma tondeggiante nella parte superiore, trovata questa che impediva alla rete di incastrarsi negli spigoli che si trovano in uno scutum “normale” di forma rettangolare. L’elmo aveva inoltre solo due piccoli fori per gli occhi, che rendevano quasi impossibile al tridente di colpire il volto.
Alcuni secutores portavano anche delle particolari gorgere per avere una maggiore protezione al collo. Come i reziari e i mirmilloni anche questi gladiatori avevano delle fasciature nella caviglia e/o sotto il ginocchio della gamba non protetta (la destra).
Lo stile di combattimento del secutor doveva essere improntato nel cercare di chiudere la misura all’avversario di modo che quest’ultimo, utilizzando un’arma in asta ed essendo poco protetto, potesse essere poco efficace nel combattimento corpo a corpo. Tra l’altro lo stesso nome di questa tipologia di gladiatore, che significa “colui che insegue”, ci informa sul suo modus pugnandi.
Mosaico con combattimento: il Secutor (dx) è riuscito a far perdere il tridente all’avversario e colpirlo alla gamba; al Reziario (sx) non rimane che arrendersi alzando l’indice. Tripoli.
Rilievo con combattimento. Si noti lo scutum che imbraccia il Secutor con la parte superiore arrotondata. Il Secutor (dx) è riuscito a portarsi sotto misura e colpisce il Reziario (sx) al fianco con una punta. New York.
HOPLOMACUS (Hoplomaco)
In origine erano i Sanniti, ma con la riforma di Augusto, il loro nome fu cambiato in Hoplomachi. Apparteneva alla categoria dei gladiatori considerati “Scutati”. Questi gladiatori prendevano il loro nome dall’armatura, Oplòmachos, voce greca che significava combattente con arma pesante. Vestivano alla vita uno stretto balteus variamente colorato frangiato al bordo basso per coprire il sospensorio, portavano sul capo un elmo pesante dagli ampi paragnati e spiovente paranuca con alto pettine sulla calotta. Il braccio destro era coperto da una manica di cuoio rinforzato per parare i colpi degli avversari. Brandivano una lancia (in alcuni casi anche il gladio) e con la mano sinistra impugnavano uno scudo solitamente rotondo.
Le protezioni per il corpo erano composte da due schinieri che arrivavano fino al ginocchio (cnemides) e da cosciali fatti da strisce di cuoio o metallo, sovrapposte che proteggevano la parte superiore della gamba fino all’inguine (questa parte del corpo poteva anche essere protetta solamente da imbottiture, in questo caso si utilizzavano anche degli schinieri che sopra il ginocchio avevano un’ulteriore placca metallica).
DIMACHAERUS (Dimacherio)
Questi gladiatori apparteneva alla categoria dei gladiatori “leggeri” e prendevano il loro nome dalla parola Di-màcheros, cioè chi nell’arena duellava con due corte spade (i macharai, da cui deriva il nome, o due siche). Sul loro vestiario ci sono pareri discordanti e le scarsissime fonti iconografiche non aiutano come in altri casi. Una delle ipotesi è che potevano vestire una semplice tunica senza portare alcun altra protezione (né elmo né armatura) e solo le loro braccia potevano essere coperte da maniche di cuoio rinforzato o ricoperte di cotta di maglia. In altra ipotesi (suffragata questa dal bassorilievo a lato) il gladiatore indossa una tunica (che forse è una lorica hamata), ha un elmo avvolgente e le gambe protette da gambali.
Queste due ipotesi, se analizzate da un punto di vista di logiche di combattimento, lasciano molto perplessi (sono troppo poco protetti: nel primo caso a testa e corpo, nel secondo alle braccia), a meno che questi gladiatori combattessero solo fra di loro (come i Provocatores) dove qualsiasi tipo di protezione non favoriva o sfavoriva l’avversario.
PROVOCATORES
Questi gladiatori prendevano il nome dal verbo latino provocare, che nel linguaggio militare (sermo castrensis) indicava i legionari armati alla leggera (velites) che aprivano il combattimento, provocando il nemico in battaglia.
Erano quelli che “riscaldavano” il pubblico, erano proposti all’inizio dei combattimenti.
Il loro armamento ricordava proprio i legionari: erano dotati di gladio, grosso scudo trapezioidale curvo, elmo da legionario (con l’aggiunta di protezioni al viso), protezione al braccio armato e schiniere alla sola gamba sinistra.
TIPOLOGIE MINORI
Col passare del tempo, il desiderio di novità del pubblico portò all’avvento di nuove specialità. La maggior parte dei duelli e degli spettacoli vedevano comunque sempre affrontarsi Traci e Mirmilloni o Retiarii e Hoplomachi.
SCISSORES: questi gladiatori erano usati come supporto nei combattimenti tra Secutores e Retiarii. Di solito erano con due Secutores. La loro caratteristica era una mezzaluna affilatissima sul braccio sinistro, usata per tagliare le reti dei Retiarii, mentre col braccio destro impugnavano un gladio o una sica. L’elmo era simile a quello dei Secutores e come protezione al busto avevano una lorica.
ANDABATI: questi gladiatori combattevano a cavallo come spiega la parola greca. Gli Andabati cercavano alla cieca di raggiungere l’avversario guidandosi sul rumore della sabbia e sul tintinnio delle armi poiché un elmo a tutta calotta, senza buchi toglieva ad essi la vista. L’introduzione di tale specialità sviliva la qualità del combattimento riducendo il tutto ad una buffonata tra ciechi, anche se gli spettatori ne apprezzavano la goffaggine.
ESSEDARII: questi gladiatori prendevano il nome dalla voce essedum, il carro da guerra gallico. Gli Essedarii combattevano da carri trainati da un tiro di cavalli a due e guidati da un auriga. L’abilità del combattimento a piedi si univa in questi all’abilità del combattimento dei carri.
VENTILATORI: questi gladiatori prendevano il nome dalla voce latina ventilare, ovvero menare colpi contro avversari inesistenti. Le loro esibizioni con il tempo diventarono solo uno spettacolo da giocolieri e perdevano le caratteristiche dei veri gladiatori.
SESTERTIARII: il loro nome derivava della parola sestertium e indicava il loro basso premio d’ingaggio, perché inesperti nell’uso delle armi o spesso perché anziani dal fisico debilitato.
TERTIARII: questi gladiatori prendevano nome dal numero tres, perché la legge dell’arena li obbligava a prendere il posto del gladiatore fuori combattimento per proseguire il duello con il vincitore.
Interessante il fatto che essendo unicamente delle “riserve”potevano essere di qualsiasi specialità.
CATERVARII: questi prendevano il nome dalla voce latina caterva, ovvero confusa massa d’uomini. I catervarii in gruppo scendevano nell’arena e in massa duellavano in mischia e confusione per dar spettacolo di un combattimento tumultuario nel quale non valeva la perizia e poca importanza aveva la fortuna.
MERIDIANI: questi prendevano il nome dall’ora nella quale scendevano nell’arena per riempire il vuoto tra un’esibizione e l’altra, durante l’ora del pranzo.
LAQUEATORES: questi prendevano il nome dalla voce latina laqueum, il laccio. Armati di lungo laccio cercavano di bloccare con esso l’avversario armato di lunga lancia, per atterrarlo e finirlo con un colpo di pugnale (sica).
CATAFRATTI: questi prendevano il nome dalla corazzatura, catàphragma, che li copriva dalla testa ai piedi. La particolare corazzatura li poneva nella categoria dei gladiatori pesanti, più indicati alla difesa che all’attacco.
RUDIARII: questi prendevano il nome dalla piccola spada di legno, rudis, che veniva loro donata all’atto del congedo dall’anfiteatro per le vittorie. Mandati in congedo questi gladiatori non potevano essere costretti a rientrare nell’arena.
CUBICULARII: questi prendevano il nome dalla voce latina ficus, che indicava il tesoro privato degli imperatori. Specialiste nelle diverse categorie formavano la truppa (famiglia) dell’imperatore e godevano di grande fama presso il pubblico.
CAESARIANI: questi prendevano il nome dalla voce latina Caesar, passata ad indicare lo stesso imperatore. I caesariani erano i gladiatori della truppa imperiale o i gladiatori che provenivano dalla caserma cesariana di Capua.
AULICI: questi prendevano il nome dalla voce latina aula, che per sineddoche indicava la corte imperiale. Essi avevano a che fare con la corte come i gladiatori appartenenti alla truppa dell’imperatore.
PEGMARII: questi prendevano il nome dalla parola greca pegma, che indicava una qualunque costruzione solida. Nell’anfiteatro essa indicava la torre che gli inservienti (calones) alzavano nell’arena e che sui merli portava scudi e armi. I Pegmarii posti di fronte alla torre e divisi in schiere attaccavano o difendevano al torre simulando realmente la manovra ossidionale che spingeva gli uni ad impadronirsene, gli altri a difenderla da chi voleva conquistarla.
Queste nuove specialità soddisfacevano il desiderio di novità del pubblico, ma toglievano spazio a quei maestri d’arme che lealmente e con perizia si affrontavano in campo. I duelli col tempo diventarono sempre più rari e per soddisfare l’esigente pubblico furono coniati altri nuovi nomi per i gladiatori e nuovi equipaggiamenti.
Tra questi :
PAEGNIARIA: questi prendevano il nome dalla voce greca paignion, gioco e solo a scopo di sollazzo scendevano in campo. Erano gladiatori da burla, avevano piccole spade, piccoli elmi e finivano per fare una triste imitazione dei veri gladiatori che un tempo sulla sabbia dell’arena rischiavano la vita, magari per acquistarsi la libertà.
NOBILES: spinti dai potenti di turno e senza alcun onore arrivò anche il tempo in cui, anche i patrizi dovettero scendere in campo a combattere. Questo gesto non faceva che segnare l’inarrestabile declino dei mores maiorum ed il decadimento di una società romana priva di ideali scomparsi persino nei ludi.
FOEMINAE: queste erano donne che abbandonando l’abito delle matrone entravano nelle truppe gladiatorie e scendevano a duellare nell’arena per dimostrare di cosa fossero capaci queste virago anche di fronte i maschi. Le donne-gladiatore segnavano la fine della femminilità ed il declino della famiglia romana unita nel culto dei Lares e dei Penates.
a cura di Riccardo Rudilosso