GENERALITÀ

Le varie armi di cui disponeva il legionario dovevano essere mantenute in ordine e funzione; egli d’altronde ne è il proprietario.

Esisteva comunque una persona a cui sembra era affidata la custodia delle armi: il custos armorum. Ogni campo infatti possedeva magazzini detti armamentaria (situati nella parte centrale del campo) da lui visionati. Alcuni pensano però che egli custodisse solo le armi di ricambio (il legionario teneva le sue nella propria tenda quando non le indossava).

Per quanto riguarda il tipo di armamento non dobbiamo farci l’idea di una qualsiasi uniformità: ogni grado e ogni tipo di unità, o quasi, ha la sua originalità. Si può quindi dire che non esistono armi romane, o quasi: dopo ogni campagna, a partire da epoca repubblicana, i comandanti riprendono dai popoli vinti il tipo di armi che ritenevano valide o migliorative rispetto a quelle utilizzate fino a quel momento; il legionario al tempo di Augusto infatti è coperto da un elmo gallico, è protetto da una corazza greca e reca in mano una spada spagnola!

I Triarii erano equipaggiati allo stesso modo, fatta eccezione per le hastae, le lunghe lance che avevano in dotazione al posto dei giavellotti.

I Velites formavano invece la fanteria leggera e potevano svolgere sia azioni autonome sia di supporto alla legione. Questi soldati venivano dai ceti più bassi e non possedevano corazza ma solo una semplice tunica completata da un’ elmo sul quale poteva trovarsi una pelle ferina (solitamente di lupo). Erano armati con vari giavellotti e a volte con delle frombole; completava il loro armamento una spada di tipo greco (Kopis ) e uno scudo circolare, parma (con diametro di tre piedi = 90cm). Completavano lo schieramento 10 turmae di 30 cavalieri ciascuna.

L’ARMAMENTO

Il legionario si protegge prima di tutto con un elmo (Galea, Cassis) di forma abbastanza semplice, essendo costituito da una semplice calotta dotata a volte anche di un coprinuca. Nel I sec a.C si trova il tipo “gallico” o “montefortino” o “coolus” a paragnatidi e paranuca (sembra senza pennacchio).

Possiede poi una corazza (lorica); il tipo greco, riservato per lo più agli ufficiali, è detto “muscolato” quando sul bronzo è riprodotta la raffigurazione della muscolatura pettorale di un uomo (una variante più rara ha anche i fregi). Il modello propriamente romano comporta delle suddivisioni: più frequente è la cotta di maglia, la lorica hamata; a volte si ritrova la veste di cuoio ricoperta di squame di metallo.

legionari Legio XII Fulminata Lvdvs Aemilivs

Inoltre il soldato è dotato di gambali (dopo Augusto sembrano sempre attestati). Infine egli dispone di uno scudo (scutum) normalmente di forma oblunga ovalizzate: può essere piatto (in questo caso si può pensare ad una origine gallica) o leggermente convesso (è quello ripreso in prestito ai gladiatori sanniti).

Per attaccare, il fante porta un giavellotto, corto e più o meno spesso (pilum) per il combattimento a distanza; per il corpo a corpo si serve di una corta spada, il gladio spagnolo (gladius) con lama fino ai 60cm (2 piedi romani), nonché di un pugnale (pugium). In figura ecco una immagine di come probabilmente erano i legionari (elmo in bronzo, scudo ovale, lorica hamata) al tempo di Cesare.

GLI AUSILIARI

Gli Auxilia di fanteria leggera, essendo reclutati non fra i cittadini romani, portavano vestiti e armamentari tipici dei loro luoghi di origine.

fromboliere delle baleari
lanciere numida

Immagine a sx: Fromboliere delle Baleari
Immagine a dx: Lanciere Numida

I VESTITI DEI MILITARI

In questo ambito c’è molta discussione fra gli specialisti poiché nelle steli il legionario è rappresentato in abiti civili (tutti tendono ad esibire con fierezza la toga).

Esiste comunque una tenuta da combattimento, il procintus (infatti l’espressione “esse in procintu” tradotta in “essere pronto alla battaglia” o altro, significa semplicemente “essere in tenuta da combattimento); essa è indossata durante le operazioni ma anche dal momento in cui l’esercito è raccolto prima di una spedizione. Per designare questa uniforme alcuni impiegano il sostantivo sagum che indica la casacca dei soldati (parola che poi si trasformerà nel “saio” dei frati).

I soldati portavano una corta tunica di lana, denominata indutus, sopra la quale portavano l’armatura. I soldati che svernavano in regioni fredde indossavano sotto l’indutus un paio di calzoni o brache aderenti (bracae) che scendevano poco oltre il ginocchio. Il mantello dei legionari. Di forma generalmente quadrala, era confezionato con lana piuttosto ruvida. Pa indossarlo lo ripiegavano in due sulla diagonale, quindi lo poggia vano sulla spalla sinistra e l’agganciavano sull’altra spalla con una fibula, in modo che il braccio destro rimanesse libero. Il sagum era talvolta usato anche dai cittadini, specie quando dovevano fronteggiare invasioni nemiche o prendere parte a tumulti interni (Caesar, De Bello Gallico 1, 75; Livius, Epitome 72; Cicero, Philippica)

È quasi sicuro che il colore delle tuniche dei soldati e dei centurioni fosse il rosso poiché fu solo con Settimio Severo (193-211 d.C.) che si concesse ai centurioni il diritto di vestirsi di bianco (ablata decursio) e con Gallieno (253-268 d.C.) si estese questo privilegio anche ai soldati.

Vi era poi un mantello corto indossato al di sopra della tunica.

Le calzature erano dei sandali a mezza caviglia detti caligae.

Bibliografia:
“L’esercito romano” di Yann Le Bohec, edizioni Carocci.
Museo della Civiltà Romana – “Organizzazione militare: Esercito” di A.Liberati e F.Silverio, edizioni Quasar.
Roma Archeologica – “Sotto il segno dell’aquila” Elio Rosa editore.
“La grande strategia dell’impero romano” di E. Luttwak, Rizzoli editore.
Più vari autori latini. (Polibio, Tacito, Plinio, etc.)

a cura di Riccardo Rudilosso