SIGNIFER e AQUILIFER
Un legionario particolare era il portatore d’insegna, il signifer. Il suo compito consisteva nella trasmissione degli ordini mediante il movimento delle insegne.
Nella legione manipolare ogni manipolo aveva un suo simbolo che poteva essere rappresentato da un lupo, un cavallo, un orso, un ariete o altri animali ancora, spesso con significato apotropaico. A partire da Caio Mario, l’emblema della legione sarà per eccellenza l’aquila, mentre il manipolo sarà rappresentato da una mano aperta circondata da una corona d’alloro. Caratteristica del signifer poteva essere la pelle ferina indossata sopra l’elmo”.
In figura: L’insegna di legione è tratta dai rilievi dell’arco degli Argentari a Roma; L’insegna manipolare dal rilievo della chiesa di S. Marcello in via del Corso a Roma.
LA LEGIONE COARTALE
CAIO MARIO (157-86 a.C), probabilmente nel decennio finale del II sec. a.C (104-100 a.C.), “inventò” la coorte, formata dall’unione di più manipoli e forte di 600 uomini (alcune fonti dicono 480). In questa nuova organizzazione non vi fu più distinzione fra Hastati, principes e triarii. I velites furono aboliti e il contingente di cavalleria fu gradualmente ritirato, tanto che non esiste alcun cenno ad un organico di cavalleria legionaria a proposito delle guerre di Giulio Cesare. I soldati della coorte furono tutti muniti di gladium (spada “spagnola” lunga due piedi e a doppio taglio) e di pilum. Hastati e principes rimasero quindi uguali, solo i triarii “cambiarono” armamento perdendo la lancia da urto.
Le Legioni divennero quindi delle truppe specializzate di Fanteria Pesante. Fanteria leggera e cavalleria erano costituite dagli ausiliari, auxilia (gli auxilia quindi non erano forze aggiuntive, ma complementari rispetto alle legioni). Questo avvenne perché, data la cronica insufficienza di soldati (Plinio parla di iuventutis penuria; nel periodo Giulio-Claudio sembra che gli uomini in età da leva fossero meno di 1.000.000 in Italia), sarebbe stato poco consigliabile sguarnire il già scarso contingente di combattenti reclutati fra i cittadini romani per impiegarlo nella fanteria leggera, facile da reperire anche fuori d’Italia. Caio Mario basò quindi il sistema militare su volontari retribuiti che possedessero la cittadinanza Romana, beneficio questo che, esteso a tutte le popolazioni italiche dal 90 a.C. aboliva le prerogative dei socii populi romani (però solo popolazioni a sud del Rubicone; sarà Giulio Cesare ad estendere la cittadinanza anche ai Galli cisalpini perché ne apprezzava lo spirito e li riteneva italici in quanto anche essi abitavano entro la cerchia alpina che delimitava il territorio italico). Nasceva così una unità base capace di agire anche indipendentemente dal resto della legione, la coorte – cohors – forte di 600 uomini e formata dall’unione di 3 precedenti manipoli (ovvero 6 centurie).
La legione coartale di Mario (qui sotto) si schierava su due linee di Coorti, a scacchiera, per un totale di 6000 uomini (divisi in 10 coorti).
La coorte era indubbiamente uno strumento bellico bilanciato ed adatto a scontrarsi vuoi contro le masse indisciplinate e guerriere dei Galli, dei Cimbri e dei Teutoni, o contro le popolazioni del nord Africa, o ancora contro i Parti. Essa era abbastanza forte numericamente e per armamento, per affrontare, anche isolatamente, un combattimento ed era ancora abbastanza agile e di facile comandabilità.
GIULIO CESARE modificò l’assetto tattico della Legione coortale tentando di darle ancora maggiore flessibilità, schierando le coorti su tre linee con quattro di esse in prima linea, tre in seconda e tre in terza, con la funzione, queste ultime, anche di riserva (vedi qui sotto).
La cavalleria e la fanteria leggera era costituita dagli auxilia (come visto sopra). Durante le guerre di cesare in Gallia compare gia il “classico trio” formato da arcieri cretesi, frombolieri balearici e fanti numidi (lancieri), che rimarrà un elemento costante delle truppe ausiliarie sotto il principato.
Bibliografia:
“L’esercito romano” di Yann Le Bohec, edizioni Carocci.
Museo della Civiltà Romana – “Organizzazione militare: Esercito” di A.Liberati e F.Silverio, edizioni Quasar.
Roma Archeologica – “Sotto il segno dell’aquila” Elio Rosa editore.
“La grande strategia dell’impero romano” di E. Luttwak, Rizzoli editore.
Più vari autori latini. (Polibio, Tacito, Plinio, etc.)
a cura di Riccardo Rudilosso